Mi sento un po' perso.

Mi sento un po' perso.

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Mi sento un po’ perso.

E me ne sono accorto perché, ogni giorno, intorno alle 21:00, scrivo qualche appunto su Day One, l’app che uso per tenere il mio diario personale.

Me ne sono accorto perché non sento più la spinta che avevo prima. Non so come spiegare. Eppure sto bene. Ho un lavoro bello e interessante, una moglie e una famiglia che mi ama, e amici con cui bene o male riesco a passare del tempo (magari non tanto come vorrei).

Però mi sento un po’ perso. Disorientato è la parola più corretta.

E ogni volta che penso a questo, ogni volta che in generale penso a come sto, penso a come sono arrivato al momento esatto in cui sto pensando. E negli ultimi 3 mesi la risposta che mi so dare è sempre la stessa: “Hai cambiato la tua vita”. Ed è così: nel giro di tre mesi, in ordine:

  • ho lasciato il lavoro su cui ero da 4 anni;
  • ho preso la laurea triennale in Ingegneria Informatica;
  • mi sono trasferito;
  • mi sono sposato.

Ci sono delle fondamenta, nella vita, che ci rendono quello che siamo: sono la famiglia, gli amici, l’amore e il lavoro. Questi pilastri sono molto importanti perché ci danno il senso dell’orientamento, ci aiutano a navigare la vita e a sapere cosa fare, nel bene o nel male, quando ci troviamo in difficoltà o quando ci capita qualcosa di bello.

Ecco, negli ultimi 3 mesi ho visto pochissimo i miei amici, per tanti motivi: pandemia, studio, lavoro, tanti impegni. E quindi loro non hanno potuto essere il mio pilastro in quel momento, ma solo da poco.

La famiglia si è allargata, perché mi sono sposato, e quindi c’è una nuova famiglia e una famiglia estesa. Era così già da tempo, ma quando ci si sposa questo modello si solidifica, ed è più marcato.

L’amore è cambiato, perché con il matrimonio non cambia nulla, se non che c’è la certezza del legame perpetuo, e questo fa stare bene.

Il lavoro è cambiato, e mi sta facendo evolvere in nuovi modi. E sì, ero pronto, ma è ugualmente difficile e impegnativo.

Quando tutto cambia, ci vuole un po’ di tempo a far sedimentare tutto in un nuovo quadro di normalità. E il periodo di transizione è davvero fastidioso, devo dire. Sebbene mi stia sforzando di creare delle nuove routine, delle abitudini, non posso pensare di comprimere l’esperienza di anni e anni di vita con gli stessi pilastri, e applicarla a una vita con dei pilastri diversi, altri evoluti, altri totalmente nuovi.

E poi c’è anche la pandemia, che non aiuta. Ecco, paradossalmente la pandemia non aiuta, OK, ma ha anche aiutato tantissimo. È stata un catalizzatore potentissimo che ha dato una svegliata a tutta la popolazione, e io ne ho visto gli effetti su di me: probabilmente, se non ci fosse stata la pandemia, nulla sarebbe cambiato. E invece è cambiato tutto, e ne sono felice.

Anche se devo superare una lunga transizione, verso una vita che oggi non riesco ancora a capire appieno, e a vivere di conseguenza.

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Giacomo Barbieri

Giacomo Barbieri

Blogger with over 5 years of experience in blogs and newspapers,passionate about AI, 5G and blockchain. Never-ending learner of new technologies and approaches, I believe in the decentralized government and in the Internet of Money.

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