La scrittura, per me

La scrittura, per me

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Ho iniziato a scrivere parlando di tecnologia. Ho trovato un mondo ad aspettarmi che avrei sempre voluto conoscere. Pensavo di essere sul tetto del mondo. E invece ora sono qui, a pensare a tutt’altro.

Da quando ho iniziato a scrivere, ho trovato la scrittura come un modo per sfogarmi senza farlo davvero. Mi manca tanto, farlo mettendo me stesso dentro la storia.

Ora non lo faccio più da tempo.

Forse è per questo che mi sento vuoto.

Mi sento come se ci fosse sempre un pezzettino di me che manca, che non mi rende felice come ero prima, anche quando avevo molto meno.

Ora ho un lavoro favoloso, una vita stabile, ma anche tanti problemi ‘da grandi’.

Non so se cambia qualcosa il fatto che questi problemi ‘da grandi’ siano più complessi e includano più persone e con più esperienza in campi che non conosco minimamente. Quello che però cambia è il fatto che io mi sento sempre meno in grado di raccontarmeli come se fossero delle storie, che di solito avrei raccontato ad altri.

Mi è sempre piaciuto raccontare storie perché era il mio modo di demistificare problemi passati.

Ma ora questi problemi, quelli ‘da grandi’ appunto, sono talmente complessi che impiegherei ore a ricostruire tutto. Un progetto pilota l’ho fatto, ma è stato l’unico. Poi ci sono stati degli sprazzi, anche recenti, ma non ho mai più saputo dare continuità ai miei pensieri. Invidio e stimo quello che sta facendo Riccardo Palombo con il suo Pressappoco, che è esattamente quello che avevo in mente con lo Zibaldone. Un calderone senza soluzione di continuità sul mio flusso di pensieri. Che sì, sarebbe stato pubblico, ma il cui scopo non sarebbe mai dovuto essere quello di attrarre pubblico, ma di rendere trasparenti i miei pensieri a tutti, e quindi anche a me di conseguenza. Pubblici, così da renderli indelebili.

Il motivo per cui ho iniziato a scrivere è anche perché non sapevo parlare.

E tutt’ora non sono capace.

Affronto le discussioni spesso via messaggio, anche se ora credo di essere migliorato, perché a parole, quelle dette e non scritte, non sono proprio bravo.

Credo che il ticchettio della tastiera favorisca il flusso dei miei pensieri, boh, non saprei.

O forse il fatto che quando scrivo, a meno che non sia in una chat, non sto davvero parlando con nessuno. Comunque, anche in una chat, fino a che non premo invio, sto parlando solo con me stesso.

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Giacomo Barbieri

Giacomo Barbieri

Blogger with over 5 years of experience in blogs and newspapers,passionate about AI, 5G and blockchain. Never-ending learner of new technologies and approaches, I believe in the decentralized government and in the Internet of Money.

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