La paura del nuovo Coronavirus
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Lunedì mattina, ho preso l’aereo da Vienna per andare in ufficio a Milano. Arrivato in aeroporto, ho visto tanti cinesi. Tantissimi. Di solito non noto questa cosa, perché sto con le cuffie e penso a cercare il gate di partenza.
Alcuni erano con le mascherine. Alcuni forse non erano proprio cinesi, magari giapponesi o vietnamiti. Ma avevo tanta paura. Che fossero ammalati. Che avessero il coronavirus.
So che è un pensiero malsano, lo so. Probabilmente, se il virus avesse preso piede in Spagna, e non fossi stato in grado di riconoscere chiaramente uno spagnolo dai suoi tratti somatici, non avrei avuto così paura.
E invece ce l’avevo. Perché ad essere potenziale portatore di questo virus è una popolazione facilmente riconoscibile: riconosco che c’è anche il fraintendimento legato al fatto che la persona potrebbe non essere cinese ma di un Paese vicino (e quindi con tratti somatici molto simili), ma la paura prende il sopravvento.
La paura ti fa pensare cose brutte. Tipo che odi i cinesi perché porca miseria ma perché diamine sono sempre loro a far scattare le epidemie: e nel 2003 con la SARS, e ora con il coronavirus.
Ed è sempre qualcosa di nuovo. Oggi di vaiolo non si muore perché è estinto, di polmonite teoricamente nemmeno perché c’è una cura. Ma di coronavirus oggi si muore.
Come si è morto di SARS.
Sono andato a vedere cosa è successo con SARS e con MERS (quest’ultimo è un virus che è partito dall’Arabia Saudita). Con SARS il virus è partito da un animale, il gatto civetta, mentre con MERS dai dromedari. Ho studiato un po’ la situazione sul sito ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ho trovato dei dati che mi hanno confortato.
Ho capito, per esempio, che le persone ancora oggi si ammalano di MERS: sono poche, certo, e sono tutte in Arabia Saudita. Un po’ come quando è possibile prendere la malaria in alcune zone dell’Africa.
Poi ho scoperto che SARS, MERS e nCov (quest’ultimo il nome del virus di questo periodo) fanno tutti parte del ceppo di virus che si chiama coronavirus. Poi sono andato a studiare tutta la catena di espansione, per così dire, di questi virus. E mi sono accorto che la SARS ha avuto un massimo di circa 8.000 infettati, quasi 800 morti in 29 paesi.
Sono andato poi a vedere le vittime della MERS, che non è iniziata in Cina. E mi sono accorto che ci sono stati 3.000 casi.
Allora mi è venuto un dubbio: perché gli infettati dalla SARS sono stati cos tanti di più degli infettati dalla MERS? Probabilmente perché in Cina ci sono proprio più persone. Allora sono andato su Google e ho cercato i dati sulla popolazione dell’Arabia Saudita e della Cina nel momento delle due epidemie.
Nel 2002, in Cina c’erano circa 1.28 miliardi di persone. In Arabia Saudita, nel 2012-2013, c’erano 30 milioni di persone. OK, il confronto è impietoso. Poi però ho pensato che, effettivamente, la Cina è così grande che non bisognerebbe considerare tutto il Paese, ma solo la provincia in cui è iniziata l’epidemia.
Ricapitolo tutto:
- Nel 2003, la SARS è apparsa la prima volta nella provincia del Guangdong, che ha circa 100 milioni di abitanti (è la zona che confina con Hong Kong, per capirci) e ha avuto 8.000 casi e circa 800 infetti in tutto il mondo
- Nel 2012, quando è apparsa la MERS, in Arabia Saudita, il bacino di popolazione era di 30 milioni e sono stati infettati, fino ad oggi, circa 2.500 persone, con circa 850 morti
- Oggi, con il nuovo coronavirus, è stata isolata la popolazione che vive nella regione dell’Hubei, da 56 milioni di persone, e ci sono circa 4.500 casi di infezione con oltre 130 morti
Io sono aspirante ingegnere, quindi mi piace fare calcoli e trovare quindi la percentuale di infettati rispetto alla popolazione di riferimento:
- SARS: 0,008%
- MERS: 0,008%
- nCov-2019: 0.008%
Sorprendentemente, le percentuali sono praticamente uguali. Non sembra un’epidemia globale così anormale, dopotutto.
Forse non ho più così paura come prima. Meno male che ho approfondito.