Mi hanno multato per 400€ mentre correvo sotto casa
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La vita in quarantena è difficile. Dal 4 maggio si possono vedere i propri cari, ma molte restrizioni allo spostamento rimarranno.
In questo periodo, non sono mai uscito nemmeno per andare a fare la spesa. Ho lavorato da casa, fatto esercizi in casa, da circa metà marzo, l’ultima volta in cui sono uscito per fare una corsa nel quartiere del paese in cui vivo.
Da quel giorno, dopo una discussione accesa sul mio profilo Facebook, e poi un’altra qualche giorno dopo, ho ridotto sensibilmente gli spostamenti anche per fare un po’ di attività fisica. Ho usato alcune app per tracciare allenamenti HIIT, funzionali, ho provato un po’ di tutto.
Ma non mi muovevo comunque abbastanza. Il mio Apple Watch mi ricordava ogni giorno che riuscivo a fatica a stare in piedi almeno 1 minuto ogni ora nell’arco di 12 ore, e che non raggiungevo quasi mai l’obiettivo di esercizio di 30 minuti, né quello di movimento, che fino a qualche settimana fa era di 490 calorie consumate al giorno e ora è di 390 - un cambiamento automatico dell’Apple Watch per adattare gli obiettivi alla mia vita meno attiva.
Non ho un tapis roulant, e sinceramente non posso permettermelo per usarlo solo nel periodo di quarantena. Posso solo correre.
Ho iniziato a correre, dai primi di aprile, nel viale sotto il mio palazzo: effettivamente la via privata che viene quindi considerata ancora la mia abitazione. Il 10 aprile, ho iniziato a leggere del nuovo decreto del Presidente del Consiglio, che rispondeva proprio alle discussioni sollevate sui social e sul web relative alle restrizioni all’attività motoria. Dubbioso comunque delle possibili ambiguità, ho consultato il sito web del governo che comprendeva anche una serie di domande e risposte frequenti, e che è tuttora consultabile a questo link. Dato che non sono un giuslavorista, non ritengo di dover leggere le disposizioni direttamente dalla Gazzetta Ufficiale ma, come un comune cittadino, posso usufruire di un servizio semplificato che chiarisce dei punti che, come legge, potrei non essere in grado di comprendere appieno.
Avendo appurato che, da quanto scritto dal sito ufficiale del Governo, avrei potuto correre seppure in prossimità della mia abitazione, ho quindi ricominciato a correre, facendo un percorso il più possibile variegato, ma sempre con una distanza massima di 200 metri dal mio palazzo.
Ho corso parecchio: solo nell’ultima settimana ho recuperato tanto, correndo quasi 20 km in 3 giorni. Mi sono sentito finalmente bene: correndo a fine giornata, ho scaricato la tensione della giornata lavorativa, riducevo i livelli di tossine del mio corpo e ho smesso di fare quegli strani incubi che ho fatto spesso (una notte ho sognato che mi cadesse in testa la Torre di Pisa), e che ho scoperto essere una conseguenza dello stare in casa per troppo tempo senza uscire.
Sabato 2 maggio, intorno alle 19:00, sono uscito per fare la mia consueta corsa, avendo ormai preso il ritmo. Faccio il giro dell’isolato - tornando di fatto nella facciata posteriore del mio stesso palazzo, e mi allungo fino al parcheggio del centro commerciale accanto, che alle 19:00 è vuoto perché è tutto chiuso. Poco prima di entrare nel parcheggio, trovo un’auto della polizia municipale che mi si ferma davanti. Mi tolgo le cuffie e sento che i vigili ce l’hanno proprio con me, chiedendomi perché fossi in giro, che non dovevo essere in giro per correre, che era evidente che stessi correndo perché ero in pantaloncini e con le cuffie. Io rispondo prontamente: ho imparato la lezione, devo rispettare le regole dopo averle lette per bene. “Sì, sto correndo, ma abito a meno di 200 metri da qui, abito in quel palazzo, vedete?”, indicando il mio palazzo. “Fino a domani [3 maggio] non si può correre, è vietato, non sa la legge?” Ricordo molto bene queste parole, perché sono state quelle che mi hanno fatto scattare. Erano due operatori, e mentre lei mi ricorda la legge, lui esce dall’auto e mi si avventa addosso, aizzando un “Mi sta facendo innervosire, non può correre, è vietato!”. Potrei stare parafrasando qualche parola, ma il tono è stato decisamente quello.
Io continuo, convinto delle mie ragioni, che posso correre se sono vicino la mia abitazione. “Sì, ma chissà dove sarebbe andato se non l’avessimo fermata”, fa lei. Loro non potevano sapere se sarei rimasto vicino la mia abitazione, ma non potevano sapere nemmeno se sarei andato oltre. A riprova di dove sarei andato, tutta la lista delle mie corse è consultabile sul mio profilo Strava, e da lì si può notare come io, per circa 3 settimane, abbia fatto all’incirca sempre lo stesso percorso.
Mi chiedono le generalità, le fornisco. Nel frattempo loro due fermano altre persone: ad alcune anticipano che sarà fatta una sanzione, altre le lasciano andare dicendo che è tutto a posto.
Mi chiedono il documento, ma io non ce l’ho perché sono sotto casa, non porto i documenti. Vado a prendere documenti e penna a casa, e compilo l’autocertificazione di fronte a loro. Mi dicono che non so la legge, e mi fanno vedere un foglio riportante (ma questo l’ho scoperto dopo) la Circolare del Ministero degli Interni del 31 marzo 2020, che integra le disposizioni del Decreto Legge 19/2020. Nel verbale poi scriveranno che sto violando le disposizioni di quella circolare.
Lei compila il verbale - ci vuole tantissimo, 15 minuti o poco più. Nel frattempo, ovviamente, sono ancora in pantaloncini e sta tirando vento. Per scaldarmi cammino su e giù per una decina di metri.
Compilato il verbale, mi fa firmare e firmano anche loro. Me ne vado. È una sanzione di 400€ che, se saldata entro 30 giorni, scende a 280€.
Torno a casa, consulto tutto. Apro decine di schede contemporaneamente, e nel frattempo inizio a scrivere una PEC alla Polizia Municipale, perché mi sono accorto di alcuni errori:
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La data è sbagliata: c’è scritto che il verbale è del 1 maggio e la trasgressione è avvenuta il 1 maggio, quando in realtà entrambe dovevano essere riferite al 2 maggio. Non me ne sono accorto sul momento perchè porto le lenti a contatto o gli occhiali, e in quel momento avevo solo occhiali da sole;
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Nella descrizione della violazione, è riportato (cito testualmente): svolgeva attività di jogging vietata come da richiamato disposto: ordinanza del ministero dell’interno del 31/03/2020 ad integrazione del d.l. 19/2020, quando in realtà non c’è scritto da nessuna parte che faccia riferimento al sopracitato d.l., e in aggiunta il paragrafo che mi è stato mostrato, e che io sto violando, fa riferimento a tutt’altro provvedimento, ovvero il D.P.C.M. del 9 marzo 2020. Oltretutto, la sintassi e la comprensione di questo testo rimangono da mettere in discussione;
Inizio a fare ricerche perché diamine, ero sicuro di essere dalla parte della ragione: stavo facendo esattamente quanto mi era consentito, nulla in più. Vivo nel Lazio, e ho già controllato che non ci fossero ordinanze aggiuntive, anche nel mio Comune, che modificassero le disposizioni riportate dal governo.
Procedo a ritroso: nel verbale si fa riferimento, come già detto, alla circolare del 31 marzo. Questa circolare è destinata anche ai Comandanti di Polizia: è un’indicazione riguardo come far rispettare le regole. Qualcosa non mi torna, e quindi mi ricordo del decreto del 10 aprile. Lo rileggo, e il comma 1.f dell’Articolo 1 recita: non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; è consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona.
Questo significa che l’attività motoria è consentita. Ma poi ricordo della circolare che mi è stata mostrata dall’operatore di polizia: magari in qualche modo esplicita qualche riferimento.
Ed in effetti è così: [..] resta non consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto ed accedere ai parchi, […] si evidenzia che l’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging), tenuto anche conto che l’attuale disposizione di cui all’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo scorso tiene distinte le due ipotesi, potendosi far ricomprendere nella prima, come già detto, il camminare in prossimità della propria abitazione. Questo paragrafo fa riferimento ad un decreto che non è più valido, poiché il decreto del 10 aprile di fatto annulla tutte le disposizioni dei precedenti decreti. In generale poi, anche se si facesse riferimento al Decreto Legge 19/2020 (che ha un valore legale ed esecutivo più forte del DPCM), questo consente l’attività motoria sempre nei pressi della propria abitazione, poiché il comma 2.n cita la limitazione o sospensione delle attività ludiche, ricreative, sportive e motorie svolte all’aperto o in luoghi aperti al pubblico, senza specificare nulla e lasciando quindi spazio ad ampia interpretazione.
In conclusione: probabilmente ho ragione io, ma della ragione non me ne faccio niente. Mi sono sentito sinceramente attaccato da persone che dovrebbero rappresentare la sicurezza per me come cittadino, e invece mi hanno trasmesso solo paure, incertezze e vaghezza. La sanzione sarà probabilmente annullata anche solo per la data errata, o per l’errato riferimento ad una legge che è stata sovrascritta da nuove disposizioni. Farò ricorso a partire dal 16 maggio alla Prefettura di Roma, e aspetterò fino a 5 anni per la risposta. Sembra anche che, prima di questo, dato che non si tratta di una vera e propria multa, dovrò aspettare 90 giorni per la conferma dal Prefetto, ma non sono sicuro di questo.
Questa situazione, però, testimonia una lacuna forte nella propagazione delle informazioni, già evidenziata altrove, che soprattutto in questo momento rimane critica ed estremamente rilevante: gli operatori della Polizia hanno fatto riferimento solo ed esclusivamente alle disposizioni date loro, anche se datate, senza citare nessun’altra disposizione, anche solo informale, fornita dal governo.
Erano le 7 di sera, probabilmente erano stanchi, avevano una famiglia a casa ad aspettarli dopo un’estenuante giornata di lavoro. Forse sono stato scontroso - e insomma, mi stavano facendo una multa di 400 euro, non potevo essere proprio contento. Ma in un periodo come questo in cui le leggi sono uno strumento troppo lento (di natura) a stare al passo con i progressi del contagio e della quarantena, credo che tutti dovremmo essere più solidali tra noi, e seguire piuttosto l’ultimo paragrafo dell’ormai famosa Circolare del Ministero dell’Interno del 31 marzo 2020: la ricerca di un giusto equilibrio tra l’attenta vigilanza sulla corretta osservanza delle misure in argomento e la ragionevole verifica dei singoli casi. Si confida nella consueta collaborazione e si ringrazia.